Villa Basilica - Località di internamento

Villa Basilica (Lucca) - Italia
Tipo di campo
Località d'internamento

 

Storia

[scheda a cura di Andrea Giuseppini]

 

Il 24 giugno 1940 vengono internati nel comune di Villa Basilica sei cittadini anglo-maltesi espulsi dalla Libia perché sospettati di spionaggio e di attività contraria all'Italia (vedi AC01062).

 

Emilio Carabot, Paolo Cassar e i suoi quattro figlio Vincenzo, Giovanni, Carmelo ed Emanuele, espulsi dalla Libia con decreto del governatore il 29 maggio 1940, provenienti da Tripoli erano sbarcati a Siracusa il 5 giugno 1940. Al loro arrivo, la prefettura siciliana informava il Ministero dell'interno che i sei anglo-maltesi sono diretti a Barga, cittadina in provincia di Lucca (AC01060).

 

I funzionari del Ministero dell'interno sono tuttavia di avviso diverso. A loro giudizio gli anglo-maltesi espulsi su ordine del Governatorato della Libiase ritenuti indesiderabili et se non hanno speciali motivi per trattenersi in Italia” dovranno essere allontanati da tutti i territori del Regno (AC01063).

 

In risposta, dalla prefettura di Lucca si comunica che gli anglo-maltesi hanno scelto la località di Barga in quanto vi è domiciliata la moglie di uno di loro (Giovanni Cassar), e che hanno comunque espresso il desiderio di rimanere in Italia.

D'altra parte, fa notare ancora la prefettura di Lucca, procedere adesso, nell'imminenza dell'entrata in guerra dell'Italia, alla loro espulsione sarebbe fonte di non poche difficoltà (AC01061).

 

Tuttavia, siccome Barga è sede di un'importante industria bellica ( la S.M.I di Fornaci di Barga), la stessa prefettura propone di trasferire gli anglo-maltesi in uno dei quattro comuni della provincia di Lucca indicati come adatti a ricevere internati (AC02104).

 

La scelta del Ministero dell'interno ricade, come detto, sul comune di Villa Basilica.

 

Poco dopo l'arrivo dei sei maltesi a Villa Basilica, giungono al Ministero dell'interno diverse informazioni sul loro conto fornite dal Governo della Libia. Le prime sono tutte relative alle condizioni economiche degli espulsi. Paolo Cassar è un industriale benestante. Possiede diversi fabbricati, due oleifici e una fabbrica di mattonelle. Emilio Carabot invece è un commerciante, anche lui con una solida posizione economica (AC01100).

 

La Polizia dell'Africa Italiana (P.A.I.) invia in Italia anche alcune fotografie segnaletiche (AC01079 e AC01243), nonché un rapporto piuttosto dettagliato sui motivi che hanno portato all'espulsione dalla Libia di Paolo Cassar e dei suoi quattro figli. Così si legge nel documento: “Sul conto dei predetti fu, a suo tempo, accertato che essi, fin dall'inizio delle ostilità anglo-franco-tedesche, operavano per conto del consolato britannico di Tripoli con il compito di frequentare i locali pubblici della città per ascoltare e riferire i commenti del pubblico sullo svolgimento della guerra […]. Quantunque essi siano ritenuti onesti in commercio, nell'ambito tripolino sono considerati persone di sentimenti a noi contrari perché sono notori i frequenti contatti che mantenevano con il console inglese” (AE00149).

 

Nel gennaio del 1941, il console americano a Livorno – gli Stati Uniti sono incaricati di tutelare gli interessi britannici in Italia – si vede rifiutare dal Ministero dell'interno il permesso di incontrare personalmente i cittadini anglo-maltesi internati a Villa Basilica al fine di verificare di persona l'opportunità di fare loro avere un sussidio economico (AC01083).

 

Probabilmente sono stati gli stessi anglo-maltesi a cercare un contatto con il consolato americano. Un documento del Ministero dell'interno – purtroppo senza data – riporta infatti la copia di una lettera in cui Paolo Cassar ed Emilio Carabot, a nome di tutti gli internati maltesi di Villa Basilica, chiedono al consolato americano di Livorno un aiuto economico (AC01082).

 

Questo stesso documento ci permette inoltre di dare un nome anche alle donne e ai bambini che hanno seguito mariti e genitori nell'internamento. Si tratta di Ester Bugeja, moglie di Vincenzo Cassar, con i figli Giovanna, Violetta, Giuseppina e Paolina1, oltre alla moglie di Giovanni Cassar, Eugenia Petri che ha seguito il marito da Barga a Villa Basilica (AC01082).

 

Nel giugno del 1941, su loro richiesta, partiranno da Tripoli per Villa Basilica anche Carmela Greck in Cassar, moglie di Paolo, e Giovanna Cassar, moglie di Carmelo, accompagnata dalla loro figlia di un anno Matilde (AE00137).

 

Il 20 giugno 1941, l'ispettore Rosati del Ministero dell'interno scrive una relazione dopo aver compiuto un'ispezione a Villa Basilica. Veniamo così a sapere non solo che gli anglo-maltesidispongono di un lauto sussidio loro concesso dall'Ambasciata degli Stati Uniti d'America”, ma soprattutto che “contrariamente alle disposizioni impartite, vivono in paese senza limitazione alcuna: avvicinano tutti i cittadini con i quali si intrattengono con troppa familiarità […]. Uno dei figli del Cassar a nome Emanuele nato a Tripoli il 1913, si è anche fidanzato con una certa Raimogni Rosa. […]. A costei, per il fatto di essersi messa in relazione con straniero di nazionalità britannica è stata testé ritirata la tessera del P.N.F.” (AC01106)

 

L'ispettore Rosati conclude la sua relazione con la richiesta di trasferire in un altro comune della provincia di Lucca, lontano da Villa Basilica, gli anglo-maltesi lì internati.

 

Dello stesso avviso è anche il podestà di Villa Basilica, il quale si era rivolto alla prefettura di Lucca già l'11 giugno 1941. Per il podestà, un ulteriore motivo per trasferire altrove i maltesi è la loro notevole disponibilità economica la quale, consentendo loro di acquistare “i cibi migliori e le primizie, [è] causa di alcuni aumenti sul prezzo dei vari generi” (AC01107).

 

Nel rispondere negativamente alla richiesta di trasferire altrove gli internati maltesi, la prefettura di Lucca fa notare al podestà che è suo dovere vigilare maggiormente sulla disponibilità economica degli internati, anche trattenendo in deposito le somme non strettamente necessarie al loro mantenimento. Inoltre, conclude il prefetto Leonida Macciotta, quanto all'eccessiva familiarità che i maltesi hanno instaurato con gli abitanti di Villa Basilica: “Bisogna tener presente che pur provvedendo al trasferimento in altro Comune della Provincia, i contatti degli internati con la popolazione sarebbero inevitabili, e si ripeterebbero perciò dopo poco gli stessi inconvenienti ora lamentati” (AC01107).

 

Tuttavia, tre mesi dopo, nonostante le disposizioni della prefettura, il podestà di Villa Basilica torna di nuovo a chiedere il trasferimento degli internati maltesi in un comune diverso dal suo (AC01165).

 

A premere per il trasferimento dei maltesi da Villa Basilica è anche la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN). Il 30 settembre 1941 Gaspero Barbera, capo del servizio politico, oltre a manifestare il proprio disappunto sia per il fidanzamento tra un internato e una ragazza del posto sia per il lauto sostegno economico fornito ai maltesi dall'ambasciata americana, riferisce al Ministero dell'interno informazioni secondo le quali gli internati “avvicinerebbero i soldati in licenza, allo scopo di ottenere informazioni sull'andamento delle guerra e sullo stato d'animo dell'esercito” (AC02084).

 

Nonostante l'insistenza con cui da più parti si chiede il trasferimento dei maltesi, il Ministero dell'interno continua a ritenere questa misura non necessaria e comunque da non applicare anche per “evitare rappresaglie da parte del Governo Inglese nei confronti di famiglie di nostri connazionali internati in quello Stato” (AC02087).

 

Pochi giorni dopo quest'ultima lettera del Ministero dell'interno, gli internati maltesi a Villa Basilica vengono aggrediti verbalmente e fatti oggetto di minacce da parte di un gruppo di fascisti guidati dal segretario Giuseppe Ansaldi. Così riferisce i fatti il prefetto di Lucca: “dalle ore 0.45 alle ore 1.15 del 20/10 u.s , dopo una riunione tenuta nella sede del Fascio [alcuni fascisti di Villa Basilica con la partecipazione del Segretario] si recarono nei pressi dell'abitazione degli internati civili, sudditi anglo-maltesi, inveendo nei loro confronti con parole offensive, quali “vigliacchi-pidocchiosi” e simili. Il segretario del Fascio, dopo qualche tempo, faceva cessare la gazzarra ritirandosi, ma gli stessi fascisti si concentravano nuovamente in quei pressi pronunciando altre improperie all'indirizzo dei cennati sudditi e rompendo alcuni vetri delle finestre della loro abitazione, lanciando sassi” (AC02088).

 

Un episodio simile ha luogo qualche giorno dopo:“Il 28 ottobre u.s. dalla Sede del Fascio di Villa Basilica, dopo la manifestazione della Marcia su Roma, partiva un piccolo corteo di fascisti, popolazione e militari in licenza, che percorreva le vie del paese e che, giunto sotto le case di alcuni internati politici anglo-maltesi, emetteva grida ostili al loro indirizzo” (AC02089).

 

A riferire l'episodio questa volta è Mario Piazzesi, segretario della Federazione dei Fasci di Combattimento di Lucca, il quale, rivolgendosi al direttorio nazionale del Partito chiede “allo scopo di evitare il ripetersi di ulteriori incidenti, che per ora sono stati sempre contenuti, di ottenere dal competente Ministero che questi elementi siano trattati più conformemente alla loro condizione e non come dei privilegiati e che, possibilmente, siano allontanati da Villa Basilica” (AC02089).

 

A questo punto il Ministero dell'interno non può che prendere atto della situazione e ordinare il trasferimento in un comune della provincia di Arezzo degli internati anglo-maltesi (AC02090).

 

I primi a lasciare Villa Basilica per la nuova località, Monte San Savino, il 6 dicembre 1941 sono Paolo Cassar e suo figlio Giovanniai quali, non appena i predetti avranno potuto provvedersi di alloggio, seguiranno gli altri componenti delle rispettive famiglie” (AC01247).

 

Pochi giorni prima dell'inizio del nuovo anno, il 27 dicembre 1941, diretti a Monte San Savino lasciano definitivamente Villa Basilica anche tutti gli altri anglo-maltesi lì internati (AC01169).

 

Altre informazioni sull'internamento della famiglia Cassar a Villa Basilica ci provengono dalla testimonianza di Jane Cassar. Nata nel 1931 a Tripoli, Jane seguirà il padre Vincenzo durante tutto il periodo di internamento in Italia.

 

Questi alcuni dei ricordi di Jane Cassar sul periodo trascorso a Villa Basilica: "A Villa Basilica andammo ad abitare in un grande appartamento che si trovava in una strada a lato della chiesa [...] Io e mia sorella Violet abbiamo frequentato la scuola a Villa Basilica ma non avevamo nessun amico. […]

I miei genitori e gli zii si lamentavano sempre degli abitanti di Villa Basilica. Dicevano che erano aggressivi e astiosi verso di loro e che li insultavano e maltrattavano incontrandoli per strada […] Il 28 ottobre 1941, giorno dell'anniversario della Marcia su Roma, alcuni abitanti di Villa Basilica si raccolsero davanti casa nostra in segno di ostilità. Ricordo che due o tre giorni dopo, ci fecero salire a noi Cassar e a Emilio Carabott sul cassone scoperto di un camion militare guidato da un carabiniere in compagnia di un altro e ci portarono a Monte San Savino […]

Vorrei però anche ricordare l'aiuto prestato a mia madre dalla moglie del medico del paese. Permetteva a mia madre, Ester, di andare di nascosto a casa sua di sera in modo che potesse usare la sua macchina da cucire".

 

 

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1. I nomi corretti sono: Jane (Giovanna), Violet (Violetta), Josephine (Giuseppina) e Paul (che quindi era un bambino e non una bambina come invece riportato nel documento). Vedi la testimonianza di Jane Cassar


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Se hai informazioni, documenti, testimonianze o fotografie su questa località di internamento puoi scrivere a info[at]campifascisti.it


 
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