Alvito - Località di internamento

Alvito (Frosinone) - Italia
Tipo di campo
Località d'internamento

 

Storia

[scheda a cura di Andrea Giuseppini]

 

Gli internati greci e albanesi

 

Il 31 dicembre 1940, la questura di Frosinone dispone l'internamento di 49 persone di nazionalità greca ed albanese presso alcuni comuni della provincia: Alvito, Cervaro, Picinisco, Sant'Elia Fiumerapido, Vallecorsa, Vallerotonda e Vicalvi.

 

Ad Alvito vengono internate 8 persone. Sono uomini con un'età compresa tra i 15 e i 56 anni, tutti di nazionalità albanese (AFR0001).

 

Il 3 aprile 1941, il comune di Alvito inoltra alla prefettura di Frosinone le fatture relative all'acquisto di vestiti per gli internati, specificando che: “In quanto all'eccedenza della spesa vi fo presente che non era assolutamente possibile vestire della gente scalza e lacera con la somma autorizzata di lire 250 per ciascuno” (AFR0088).

 

Il vitto e, molto probabilmente, l'alloggio, sono garantiti agli internati albanesi dalla locale Colonia agricola orfani di guerra (AFR0063, altrove chiamata Colonia comunale agricola artigiana, vedi AFR0086).

 

Poche le altre informazioni al momento disponibili, tutte ricavabili dalle note spese che il comune di Alvito invia regolarmente alla prefettura di Frosinone (vedi, ad esempio AFR0087 e AFR0062).

 

Le spese per il vitto agli internati cessano a metà del mese di gennaio 1942 (AFR0064) quando, in seguito a un ordine di rimpatrio, gli ultimi due albanesi ancora presenti lasciano il paese (AFR0065).

 

Le internate politiche jugoslave

 

Il 12 gennaio 1943 viene trasferita ad Alvito Roxanda Njegos (AFR0165), già internata ad Anagni su richiesta del prefettura di Spalato in quanto ritenuta di “profondi sentimenti sovversivi e appassionata studiosa delle ideologie sovietiche” (AC01382).

 

Il 15 gennaio 1943, su proposta dell'Alto commissario per la provincia di Lubiana Emilio Grazioli viene internata ad Alvito Anna Kos in Zalokar (AFR0166). Nata a Leningrado nel 1899, dottoressa in medicina, Anna Kos “è stata segnalata quale attiva comunista […]. Due dei suoi figli […] sono stati internati dalle autorità militari per sospetta attività sovversiva” (AC02048)

 

Pochi giorni dopo, il 20 gennaio, vengono internate ad Alvito altre quattro donne: Maria Ficor (AFR0169 e AC01973), Maria Franciskovic (AFR0170 e AC01984), Elisa Marcic (AFR0168 e AC01994) e Anna Scoria (AFR0167 e AC02031, quest'ultima di nazionalità italiana "allogena").

 

Tutte sospettate a vario titolo - e in situazione tra loro non legate - di fiancheggiare il movimento partigiano jugoslavo, le quattro donne vengono inizialmente inviate per l'internamento in provincia di Varese. Al loro arrivo però, la prefettura della città lombarda informa il Ministero dell'interno che a causa di un grande afflusso di sfollati da Milano, non sono in grado di sistemare in alcun modo le internande (vedi ad esempio AC01985) che quindi vengono, dopo poco tempo, dirottate ad Alvito.

 

Il 23 gennaio, viene internata ad Alvito anche Antonia Kulic in Piplovic (AFR0171). Nata a Spalato nel 1903, di professione macellaia, anche Antonia Kulic è accusata di “provati sentimenti comunisti”. Inoltre “è moglie del noto comunista Ante Piplovic, internato a Ustica […], e madre di Piplovic Davorka e Ivan, la prima condannata dal Tribunale speciale della Dalmazia ad anni 24 di reclusione per attività sovversiva ed il secondo in atto denunciato al prefato Tribunale per le stesse ragioni” (vedi AC01990). Il 16 settembre 1942 il Ministero dell'interno ordina di internarla in un comune della provincia di Frosinone, ma alcuni mesi dopo, la prefettura di Spalato fa sapere che non è stato ancora possibile trasferire la donna “poiché trovasi ricoverata nel locale Ospedale Civile, avendo il figlio lattante affetto da eczema acuta e non in grado di viaggiare” (vedi AC01992).

 

Come detto, Antonia Kulic e la figlia Maria di pochi mesi vengono internate ad Alvito il 23 gennaio 1943 (vedi AFR0171).

 

La più anziana tra le internate, Maria Ficor, nata nel 1870, al momento del suo arrivo ad Alvito chiede alle autorità che sua figlia Luigia Grabar, a sua volta internata nel comune di Grumento Nova in provincia di Potenza, la possa raggiungere ad Alvito per aiutarla ed assisterla “perché la sottoscritta è vecchia di 72 anni, è sorda al orecchio sinistro, non vede bene, è sofferente e abbisogna assolutamente di una cura attenta. E' saputo nella scienza medica che se le vecchie persone sono costrette di cambiare il suo luogo d'abitazione, specialmente se sono lontane di casa sua, divengono melanconiche e possono ricevere disturbazioni d'anima” (vedi AC01974).

 

Luigia Grabar raggiungerà la madre ad Alvito il 17 aprile 1943 (vedi AFR0172).

 

Nel mese di maggio 1943, due delle donne internate ad Alvito vengono trasferite altrove. Anna Kos raggiungere Treviso1 (vedi AFR0173), mentre Elisa Marcic si sposta nel comune di Ottone in provincia di Piacenza (vedi AFR0164).

 

 

Tutte le altre sei internate risultano ancora presenti ad Alvito nel settembre del 1943 (vedi AFR0154).

 

Nei mesi seguenti – successivi quindi alla nascita della Repubblica sociale italiana – i documenti si fanno più rari.

 

E' certo però che nel marzo del 1944, il comune di Alvito versa ancora il sussidio a Maria Ficor, Luigia Grabar, Maria Francisckovic, Anna Scorsi, Antonia Kulic e alla sua piccola figlia di nome Maria (vedi AFR0179).

 

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1 Secondo la ricerca di Francesca Meneghetti (Meneghetti, 2012, pp. 169-170), Ana (e non Anna) Kos a Treviso è internata nel campo di concentramento di Monigo, luogo dove probabilmente si trova almeno uno dei suoi figli. Meneghetti ricostruisce inoltre diversi e importanti aspetti della vita di Ana Kos.


 
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