Scoglio Calogero - Campo di concentramento

Ošljak - Croazia
Tipo di campo
Campo di concentramento dal 15 maggio 1942
Fonte: DOS08

 

Storia

Ošljak è un isolotto davanti alla città di Zadar (Zara), vicinissimo all'isola di Ugljan. Con l'allargamento della Provincia di Zara (1941-1943), entra a far parte dei nuovi territori annessi all'Italia.


Da quel momento Ošljak diventa, per gli italiani, "Scoglio Calogerà" (o Scoglio Calogero), prendendo il nome da una antica famiglia forse di origine veneziana, che aveva possedimenti sull'isolotto. Gli abitanti del posto lo chiamano invece "Lazaret", perché in passato vi facevano scalo le navi per il periodo di quarantena.


Ad Ošljak entra in funzione uno dei primi campi di concentramento per internati politici nei territori annessi della Jugoslavia.

 

Come comunica al Ministero dell'Interno la Regia Prefettura di Zara, su ordine del comando del VI Corpo d'Armata, dal 15 maggio 1941 è in funzione sull'isolotto Calogero un campo di concentramento per internati politici (vedi DOS08).

 

Nello stesso documento si dice anche che il 24 giugno vi sono internate 8 persone. Può essere interessante riportare i loro nomi e il motivo del loro internamento: Dragomin Bacic (appartenente al partito nazionale serbo e accanito filo inglese); Ivo Separavac (appartenente al partito croato e noto antitaliano); Luka Orel (acceso comunista); Marco Zanetc (serbofilo ed antitaliano accanito); Franco Cetenic (comunista serbofilo); Ioro Dimitrovick (propagandista antitaliano); Vojn Ziroievic (propagandista comunista); Ante Buljan (propalatore di false notizie sul nuovo stato croato) (vedi DOS08)

 

Al momento non siamo riusciti a reperire documenti o informazioni sul campo di concentramento di Ošljak per il periodo che va dalla sua entrata in funzione fino alla fine del 1942.

 

Dal primo di gennaio del 1943 il campo compare regolarmente nei riassunti sul numero di internati nei campi di concentramento dipendenti dalla II Armata e dai diversi Corpi d'Armata dislocati nei territori della Jugoslavia.

 

Il 29 dicembre del 1942 sono internate ad Ošljak 129 persone (vedi DVA35). Il mese precedente c'è stato un trasferimento di 110 internati dal campo di concentramento di Molat (Melada) ad Ošljak (vedi DOS09).

 

Nei mesi successivi il numero di internati va leggermente aumentando, fino ad arrivare alle 180 persone il primo maggio del 1943 (vedi DVA38). Questo specchio fornisce qualche altro dettaglio sugli internati: 132 sono uomini, e le rimanenti 48 donne. Sul totale ci sono 109 cattolici, 63 ortodossi, 7 musulmani e anche un ebreo (presente nel campo fin dal mese di febbraio).

 

Nel maggio del 1943, nel quadro di massicci spostamenti dai campi in Jugoslavia verso quelli dislocati in Italia, viene disposto il trasferimento di tutti gli internati di Scoglio Calogerà al campo di concentramento di Visco, in provincia di Udine. Il "movimento", si dice, deve avvenire dopo il 15 maggio (vedi DVA08).

 

Il trasferimento avviene in realtà con oltre un mese di ritardo sulla data stabilita (vedi DOS01). Il primo giugno 1943 nel campo di Ošljak sono presenti ancora 175 internati (vedi DVA39), mentre il mese successivo ne rimangono solo 10 , di cui 8 uomini e due donne (vedi DVA40).

 

Tra i documenti che siamo riusciti a rintracciare, emerge anche una storia individuale, quella di Vesna Vidovic. Cittadina croata, viene arrestata a Knin nel novembre del 1942 e internata a Ošljak. Sette mesi più tardi, David Sincic -  commissario generale amministrativo dello Stato indipendente di Croazia presso la II Armata - ne chiede la liberazione perché "persona per bene, buona e leale croata e quindi aderente alla politica dell'Asse" (vedi DOS04).

 

Non sono dello stessa opinione i militari italiani (vedi DOS05 e DOS07), che quindi comunicano il parere negativo sulla liberazione di Vesna Vidovic, nel frattempo trasferita, come tutti gli altri internati di Ošljak, nel campo di concentramento di Visco.

 

Qualche informazione in più sul campo di concentramento di Scoglio Calogerà, ci viene dai ricordi di Miroslav Valčić, che nel 1941 aveva 7 anni e viveva sull'isolotto. Secondo il signor Valčić [testimonianza registrata ancora da pubblicare sul sito] il campo era composto da quattro o cinque baracche di legno poste su basamenti in pietra e malta (vedi FOS07).

All'entrata del campo c'era una postazione di guardia con una mitragliatrice (vedi FOS03). In una villa, ora distrutta (vedi FOS10),  sempre all'ingresso del campo , trovava posto il comando.

In quella che era la scuola del villaggio, requisita dagli italiani, erano sistemati gli alloggi del personale e l'amministrazione (vedi FOS04).

Sul sito dove sorgeva il campo si trovano ancora i resti di due bunker usati come postazioni di guardia (vedi DOS06).

 

 


 
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