Laurana - Campo di concentramento

Lovran - Croazia
Tipo di campo
Campo di concentramento

 

Storia

[scheda a cura di Andrea Giuseppini]

 

 

l campo di concentramento di Lovran (Laurana1) - spesso definito "campo provvisorio" - viene istituito dal prefetto di Fiume Temistocle Testa allo scopo di internare "i congiunti di tutti coloro che, datisi alla macchia con le bande armate comuniste, non sono rientrati nelle rispettive residenze entro il termine stabilito [dalle ordinanze prefettizie del 23 ottobre e del 22 novembre 1941]" (AC02076).



Secondo Zdravko Dizdar (Dizdar, 2005, pp. 198-199), che rimanda al lavoro di Mihael Sobolevski, Talijanski koncentracioni logor u Lovranu 1941-1943 (1987), il campo di concentramento di Lovran - istituito presso il Park Hotel, una struttura alberghiera di 500 posti requisita dalla prefettura di Fiume - entra in funzione il 26 novembre 1941. I primi internati provengono dai villaggi dei dipartimenti di Susak Kastav e arrivano al campo di Lovran il 5 dicembre 1941.

 

Sempre secondo Dizdar, fino a maggio del 1942 si contano circa 900 internati. In quel periodo, per alloggiare i prigionieri si utilizzano anche il cortile e i locali dell'idroterapia dell'albergo. Durante tutto il periodo in cui il campo rimane in funzione, passano per Lovran circa 3.000 civili internati.

 

Disponiamo di un primo elenco nominativo di 172 "congiunti di ribelli" internati a Lovran grazie a un documento del 20 aprile 1942 (AC02076). Per tutti, il prefetto Temistocle Testa chiede "l'internamento definitivo" e quindi il trasferimento in un altro luogo, anche "perché occorre liberare il campo di concentramento provvisorio per dar posto ad altri di cui si dovrebbe procedere all'internamento".

 

Tuttavia, dopo quindici giorni il Ministero dell'interno non ha ancora comunicato la località dove inviare gli internati di Lovran. Internati che nel frattempo sono saliti a oltre 200, un numero, come dice ancora il prefetto Testa, "di molto superiore alla capacità dei locali ove sono stati temporaneamente alloggiati" (AC02075).

 

La risposta, appuntata a matita sullo stesso documento, stabilisce: "Tutti in provincia di Vercelli". E così il 19 giugno 1942 vengono trasferiti da Lovran in diversi comuni della provincia di Vercelli 253 "congiunti di ribelli" (AC02072).

 

Nei mesi seguenti, al campo di concentramento provvisorio di Lovran si susseguono numerosi altri internamenti (DLR07), cui corrispondono altrettanti trasferimenti.

 

Ad esempio, nel giugno del 1942, un gruppo di internati viene spostato da Lovran ad alcuni comuni della provincia di Reggio Emilia. Questo trasferimento è stato ricostruito da Cleonice Pignedoli in Gli internati slavi a Castelnuovo ne' Monti (Pignedoli, 2006, p. 104). Nel saggio è riportata anche la testimonianza diretta di Maria Miculic, internata all'età di otto anni a Lovran assieme alla madre e al fratello minore. Così ricorda: "A Lovran avevamo una fame da morire, mia mamma non assaggiava neanche il cibo per far mangiare noi bambini". La sua famiglia proviene dalla cittadina di Podhum. "Il mio papà l'hanno ucciso sulla strada il giorno che ci hanno portato via. Aveva quarant'anni. Hanno ucciso dodici uomini quello stesso giorno sulla strada di Fiume. Anche suo fratello è stato ucciso a diciassette anni. Questo paese era tutto completamente bruciato...".

 

Inoltre, secondo Pignedoli (che cita un documento fornitole da Carlo Spartaco Capogreco proveniente dall'Istituto Storico dell'Esercito della Jna), nel campo di Lovran agli internati è vietato non solo riceve pacchi, ma anche cantare e ballare.

 

Secondo Zdravko Dizdar (Dizdar, 2005, p. 199), nel campo provvisorio di Lovran vengono internate nel luglio del 1942 tutte le 889 persone (208 uomini, 269 donne e 412 bambini) sgomberate dal villaggio di Podhum dopo la nota strage e la distruzione completa del villaggio2.



Diversi sono i comuni dove vengono inviate le persone provvisoriamente internate a LovranArcevia (26 persone) e Fabriano (23 persone) (vedi AC00685) in provincia di AnconaMontefalco (AC00473) in provincia di PerugiaPortomaggiore (AC00470) in provincia di Ferrara; Ronco Canavese (AC00463) in provincia di Torino; Gazzuolo (AC00553) in provincia di Mantova; Castello di Godego (AC00194) e Portobuffolé (AC00189) in provincia di Treviso; Magliano De' Marsi (AC00457) in provincia de L'Aquila; Ottone e Bioglio (AC00502) nelle provincie di Piacenza e Biella; Cingia de' Botti (AC00490) in provincia di Cremona; Varsi e Pellegrino Parmense (AC00635) in provincia di Parma.

 

Il 27 novembre 1942Giuseppe Stracca, a capo dell'Ispettorato per i servizi di guerra del Ministero dell'interno, informa i prefetti di Fiume e di Frosinone che "i trecentocinquanta sfollandi da Laurana potranno essere inviati primo dicembre at Campo di concentramento Fraschette" (AC00489).

 

Come annunciato, tre giorni dopo, partono per la nuova struttura di internamento che dal primo ottobre è entrata in funzione in provincia di Frosinone, il campo delle Fraschette appunto, 231 civili già internati a Lovran (elenco nominativo in AC00465 e AC00466). 

 

Il 9 febbraio 1943, con un telegramma diretto al Ministero dell'interno, il prefetto di Fiume Temistocle Testa chiede "la sollecita e definitiva chiusura del campo di concentramento provvisorio di Laurana ove attualmente trovasi circa centosettanta tra adulti e minori di ambo i sessi" (AC00505).

 

Pochi giorni dopo viene autorizzato il trasferimento  al campo di concentramento Le Fraschette di Alatri degli ultimi internati del campo provvisorio di Lovran (AC00506). Un primo scaglione di 77 persone parte il 18 febbraio 1943 (AC00507); il secondo e ultimo scaglione, il 21 febbraio 1943 (AC00500).

 

Dunque, da Lovran al campo di Alatri vengono trasferite in tutto 405 persone.


note

1. La cittadina di Laurana (Lovran in croato) entra ufficialmente a far parte del Regno d'Italia con la firma del Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920.

2. Il 13 luglio 1942, in seguito all'uccisione da parte dei partigiani jugoslavi dei coniugi Giovanni e Francesca Renzi - maestri elementari inviati nel villaggio anche con il compito di "italianizzare" i bambini croati -, l'esercito italiano e reparti delle camicie nere su ordine del prefetto Temistocle Testa eseguono per rappresaglia la fucilazione di oltre persone (i maschi adulti), la distruzione di tutte le abitazioni e la deportazione del resto della popolazione. Si vedano, tra gli altri, Giacomo Scotti 2012, Alessandra Kersevan 2008, p. 61

 

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