Harar - Campo di concentramento

Harar - Etiopia
Tipo di campo
Campo di concentramento

 

Storia

Su ordine del governatore dell’Africa Orientale Italiana, il viceré Rodolfo Graziani, il generale Guglielmo Nasi, anziché passarle per le armi, interna nei campi di concentramento la maggior parte dei combattenti etiopi che si sono arresi.

 

Nelle prime tre settimane di marzo del 1937, Nasi arresta, durante le operazioni di polizia condotte nella regione del Bale, circa 4.000 persone, che vengono internate a Harar.

 

Successivamente, in base agli esiti di una cosiddetta commissione di “epurazione” per gli arrestati,  54 internati vengono fucilati (in seguito a una condanna del tribunale di guerra), 160 mandati al confino, 614 condannati ai lavori forzati, e, infine,  945  rimessi in libertà (Cfr. Federica Saini Fasanotti, 2010,  p. 297 e ss.).

 

Michael Blatta Bekele Hapte, prima di essere deportato a Danane, viene internato per tre giorni nel campo di Harar.

 

C'erano moltissimi internati etiopi ad Harar. Da mangiare ci davano del pane nero. C’era una sola latrina per quasi 200 prigionieri. Non c’era aria per respirare, quasi si soffocava.

 

Non potevamo ricevere cibo da nessun internato che ci volesse aiutare. Ad esempio, un prigioniero di nome Ato Hawash faceva avere una parte del cibo ricevuto dai parenti ad alcuni altri internati. Un brigadiere, quando vide il ragazzo che portava il cibo, lo prese, gli legò le mani e lo appese al soffitto della latrina per 24 ore” (cfr. TMB1).

 

[“When we arrived at Harar also, we were put among-many other Ethiopian prisoners. There we were given black bread for our main meal. Moreover there was one latrine in that prison for nearly 200 prisoners. The prisoners were deprived of air and were suffering from such a suffocating condition.

 

It was prohibited for us to receive any kind of food from any sympathetic person who might know us. Once a prisoner called Ato Hawash sent to his fellow-prisoners some provisions which were sent to him from his home; an Italian brigadier saw the boy who brought the provisions and tied both his hands together and hanged him from the ceiling, of the latrine for 24 hours”] (cfr. TMB1).

 

K.M.A., nato in Etiopia nel 1916, è stato intervistato ad Addis Abeba nell’ottobre 1990 da Irma Taddia.

 

Egli ricorda di essere stato arrestato ad Addis Abeba, durante la repressione seguita al fallito attentato a Rodolfo Graziani del 19 febbraio 1937, e che, durante il suo internamento ad Harar, gli italiani obbligavano gli internati ad arruolarsi come soldati.

 

 «Subito dopo l’attentato molti furono mandati in prigione, e anche io ero fra di loro. Mi arrestarono e mi portarono ad Harar, dove mi fecero soldato. Ero stato costretto e deportato dagli italiani ad Harar. Ero prigioniero e soldato, detenuto politico, perché lì mi avevano messo in prigione» (cfr. Irma Taddia, 1996, p. 143 e seguenti).


 
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Blatta Bekele Hapte Michael

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